sabato 23 febbraio 2013

Il mito di Michael Jackson rivive nel Cirque du Soleil

La spettacolare narrazione musicale e scenografica della sua vita firmata nel 2011 dal ballerino e coreografo newyorchese Jamie King approda a Milano dopo due anni di trionfale tour mondiale che ad ogni tappa sbanca i botteghini e strugge il cuore di milioni di nostalgici: ora tocca ai quattro spettacoli in scena al Mediolanum Forum di Assago domani e domenica pomeriggio (alle ore 16 e alle 20, i biglietti costano da 57,50 a 103,50 euro, per informazioni telefonare allo 02.48857232 oppure al 199.128800). «Vogliamo far rivivere il mito di Michael Jackson in uno spettacolo che racchiude tutta la sua energia, tutto ciò che è stato e quello che sarebbe stato se non se ne fosse andato per sempre», spiega Jamie King che in passato ha collaborato con molti big della musica, da Elton John a Rihanna, da Celine Dion a George Michael. Il risultato è uno show dai grandi numeri: sessanta tra musicisti, cantanti, acrobati e ballerini, duecentocinquanta costumi di scena carichi di cristalli e inserti luminescenti, oltre milleduecento accessori tra cappelli di feltro, accessori di paillettes, acconciature stravaganti e guanti di strass per ricreare un Jackson ad immagine e somiglianza. Il risultato è uno show faraonico, come del resto è consuetudine per il Cirque du Soleil, con scenografie avveniristiche, giochi di fumo, videoclip d'antan e invenzioni coreografiche, dal ballo dei robot eseguito da un esercito di droni sulle note di Dancing Machine alle tipiche camminate moonwalk e sidewalk, dalle mummie che occupano la scena alle emozionanti evoluzioni volanti e ai poetici balli aerei, degni dell'indimenticabile Peter Pan della musica. Ma naturalmente il fil rouge di «Michael Jackson The immortal World Tour» non poteva essere che la musica, non per niente il direttore musicale dello show è Greg Phillinganes che ha lavorato per anni accanto a Michael Jackson: la sua voce remixata ritorna in più di una trentina di hit, da Childhood a Wanna Be Starting Something, da Human Nature a Thriller, da Bear it a They Don't Care About Us, da Dangerous a This Place Hotel, ognuna ad illuminare un capitolo esistenziale della vita di Michael Jackson, per arrivare a Man in the mirror, che chiude significativamente uno show pronto a trasformarsi ad ogni inquadratura in un inno all'amore, alla pace e alla fantasia. Due ore e un quarto di spettacolo entusiasmante che svaniscono quando in scena le luci si abbassano e sul palco rimangono soltanto i suoi simboli: i guanti, il cappello, il nero. E i fuochi d'artificio ad illuminare il sipario della sua vita calato per sempre.

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